sabato 25 aprile 2009

Comunicato n° 33

25 Aprile Festa della Liberazione


E' un periodo brutto questo, il revisionismo sta tornando nella sua forma più vigliacca e pericolosa, questa destra finge di voler celebrare la resistenza e la liberazione ma in realtà vuole solo seminare zizzania e falsificare la realtà storica distinguendo fra partigiani buoni e partigiani cattivi, come ha fatto il ministro della difesa La Russa che, dopo aver celebrato l'otto settembre la marmaglia criminale e fascista della repubblica di Salò, è arrivato a dire di non volere rendere omaggio ai "partigiani rossi" perchè non erano liberatori ma volevano "un futuro stalinista per Italia" (evidentemente lui avrebbe preferito il presente di Mussolini e Hitler), senza che nessuno lo cacciasse a calci in culo! Berlusconi, dopo 15 anni, ha deciso di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile, perchè non è solo della sinistra (vero è di tutta l'Italia antifascista anche di quella destra rispettabile, Montanelli, Guareschi, ecc. ma non certo di questa destra antidemocratica) e perchè "c'è bisogno di dire qualcosa", sinceramente a me queste ultime parole fanno venire i brividi, stanno da tempo cercando di riscrivere la storia e di deligittimare la Resistenza, tutto questo è inaccettabile e mai come ora BISOGNA scendere in piazza per celebreare il 25 aprile, la resistenza e TUTTI i partigiani e per vigilare in modo che il fascismo non possa ritornare.
Vi lascio il testo di una splendida canzone dei Gang, dedicata ai fratelli Cervi trucidati dai fascisti e dai nazisti (che anche se da tempo ormai si cerca di far dimenticare erano alleati e complici) giusto per far capire chi erano le vittime e chi gli aguzzini, chi lottava per la libertà e per un futuro migliore e che per la dittatura e un futuro di schiavitù, chi aveva ragione e chi torto, perchè non può esserci equiparazione (e pacificazione, aggiungo) fra partigiani e fascisti.

Ora e sempre RESISTENZA


LA PIANURA DEI SETTE FRATELLI

E terra e acqua e vento,

non c’era tempo per la paura

nati sotto la stella

quella più bella della pianura,

avevano una falce

e mani grandi da contadini

e prima di dormire

un padre nostro

come da bambini.

Sette figlioli sette

di pane e miele

a chi li do

sette come le note

una canzone gli canterò.

E pioggia e neve e gelo

e fola e fuoco insieme al vino

e vanno via i pensieri,

insieme al fumo su per il camino.

Avevano un granaio,

e il passo a tempodi chi sa ballare

di chi per la vita

prende il suo amore

e lo sa portare.

Sette fratelli sette

di pane in miele,

a chi li do

non li darò alla guerra

all’uomo nero non li darò.

Nuvola lampo e tuono,

non c’è perdono per quella notte

che gli squadristi vennero

e via li portarono coi calci e le botte.

Avevano un saluto,

e degli abbracci quello più forte

avevano lo sguardo

quello di chi va incontro alla sorte.

Sette figlioli sette,

sette fratelli

a chi li do

ci disse la pianura

questi miei figli

mai li scorderò.

Sette uomini sette

sette ferite

e sette solchi

ci disse la pianura

i figli di Alcide

non sono mai morti.

In quella pianura,

da Valle Re ai Campi Rossi

noi ci passammo un giorno

e in mezzo alla nebbia

ci scoprimmo commossi.

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